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L’iperadrenocorticismo nei gatti, chiamato anche ipercortisolismo o malattia di Cushing, è una patologia rara nella specie felina. In questa guida scoprirai quali sono le cause della malattia, come viene diagnosticata, le possibili opzioni terapeutiche e le risposte ad alcune domande comuni.
Cos’è l’iperadrenocorticismo nei gatti?
L’iperadrenocorticismo, comunemente chiamato malattia di Cushing, è una condizione piuttosto comune nei cani ma rara nei gatti. Uno studio del 2014 che ha analizzato questa patologia nei felini ha riportato meno di 100 casi descritti in letteratura scientifica.
Nonostante la sua rarità, la malattia si presenta in modo simile a quella osservata nei cani. Nei gatti, l’età media alla diagnosi è di circa 10 anni.
L’iperadrenocorticismo è una condizione in cui le ghiandole surrenali, situate accanto ai reni, producono quantità eccessive di ormoni steroidei che si diffondono nell’organismo.
L’eccesso di steroidi può causare vari effetti a lungo termine sul corpo, simili a quelli osservati in cani o gatti trattati con dosi elevate di corticosteroidi per periodi prolungati. In questi casi, però, si parla di iperadrenocorticismo iatrogeno, cioè legato a un trattamento medico.
Anche la malattia di Cushing iatrogena è rara nei gatti, poiché i felini tollerano meglio dei cani l’uso prolungato di steroidi.
Il termine si riferisce più nello specifico all’iperadrenocorticismo spontaneo, cioè quando la malattia nasce da alterazioni che si sviluppano direttamente nell’organismo del gatto.
Cause dell’iperadrenocorticismo nei gatti

La causa principale dell’iperadrenocorticismo nei gatti, un tumore pituitario, può causare cambiamenti tra cui perdita di peso e scarsa qualità del mantello. mylisa / Shutterstock.com
Nei gatti, la causa più comune della malattia di Cushing è il cosiddetto tumore ipofisario funzionale. Si tratta di un tumore benigno (non canceroso), ma la sua presenza porta a un’eccessiva stimolazione delle ghiandole surrenali, che diventano iperattive.
La ghiandola pituitaria, o ipofisi, è una piccolissima struttura situata alla base del cervello, in posizione centrale. Produce diversi ormoni fondamentali per le funzioni quotidiane; tra questi, l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), che stimola le ghiandole surrenali a produrre ormoni steroidei.
Nella malattia di Cushing causata da un tumore ipofisario, l’eccessiva produzione di ACTH porta all’aumento di volume di entrambe le ghiandole surrenali (nella maggior parte dei casi) e alla loro iperproduzione di ormoni. Circa l’80% dei gatti sviluppa questa forma di Cushing dipendente dalla pituitaria.
Nel restante 20% dei casi la malattia è invece dipendente dalle ghiandole surrenali. In questo scenario, il tumore non è nell’ipofisi ma in una sola delle due surrenali. Tra questi gatti, circa il 50%-80% presenta un tumore surrenale funzionale benigno, mentre negli altri si tratta di una forma maligna (cancerosa).
Non sono note predisposizioni di razza né fattori di rischio specifici associati allo sviluppo della malattia di Cushing nei gatti. Tuttavia, data la sua rarità, non si esclude la possibilità di una componente genetica predisponente.
Sintomi dell’iperadrenocorticismo nei gatti

Una grande percentuale di gatti con iperadrenocorticismo soffre anche di diabete mellito e mostra molti degli stessi segni di malattia. Yaya Photos / Shutterstock.com
I sintomi più comuni della malattia di Cushing nei gatti sono quelli tipici del diabete mellito. Diversamente dai cani, circa l’80-90% dei gatti con Cushing presenta contemporaneamente anche il diabete.
Questo avviene perché i gatti sviluppano quasi esclusivamente una forma di diabete simile al diabete di tipo 2 umano, che insorge a causa della resistenza all’insulina. Ciò li distingue dal diabete di tipo 1, in cui il problema è una produzione insufficiente di insulina da parte del pancreas.
Nella malattia di Cushing, le ghiandole surrenali producono un eccesso di cortisolo, un ormone steroideo che favorisce la resistenza all’insulina. È lo stesso meccanismo per cui un gatto trattato con corticosteroidi per lunghi periodi può sviluppare diabete.
I segni più comuni osservati nei gatti diabetici includono:
- Aumento della sete (polidipsia)
- Aumento della minzione (poliuria)
- Aumento dell’appetito (polifagia)
- Perdita di peso
- Letargia
Oltre ai sintomi tipici del diabete, la malattia di Cushing nei gatti può manifestarsi anche con:
- Mantello arruffato
- Diradamento del pelo o perdita di pelo (alopecia)
- Pelle sottile e fragile
- Facilità alla formazione di lividi
- Aspetto panciuto
Complicazioni dell’iperadrenocorticismo nei gatti
Le complicazioni della malattia di Cushing nei gatti, specialmente se non trattata, sono spesso legate al diabete concomitante e possono includere:
- Vomito
- Debolezza o collasso
- Maggiore predisposizione alle infezioni, in particolare delle vie urinarie
Inoltre, la pelle sottile e fragile tipica dei gatti con Cushing può lacerarsi facilmente, causando tagli o ferite. Questo problema può diventare particolarmente evidente quando si cerca di radere o rimuovere i grovigli di pelo.
Diagnosi dell’iperadrenocorticismo nei gatti

Il primo passo per arrivare a una diagnosi di iperadrenocorticismo nei gatti è una visita e un esame con un veterinario. Ermolaev Alexander / Shutterstock.com
Poiché la malattia di Cushing è rara nei gatti e la maggior parte mostra segni evidenti di diabete, i veterinari non la sospettano sempre subito.
Tuttavia, la possibilità viene spesso presa in considerazione nei gatti diabetici in cui il diabete risulta difficile da controllare con le iniezioni di insulina, proprio a causa della resistenza all’insulina indotta dall’iperadrenocorticismo.
Anche la presenza di problemi cutanei più estesi in un gatto diabetico potrebbe essere un indizio della presenza anche della malattia di Cushing.
Negli esami di laboratorio di base, di solito non emergono alterazioni specifiche che possano indicare la presenza della malattia di Cushing. A differenza di quanto accade nei cani, nei gatti non si osserva l’aumento della fosfatasi alcalina (ALP), parametro spesso usato come indicatore di screening.
Per arrivare a una diagnosi di iperadrenocorticismo nei gatti, vengono quindi impiegati test specifici.
Rapporto cortisolo-creatinina nelle urine: questo test confronta i livelli di cortisolo nelle urine con quelli della creatinina, un prodotto di scarto normalmente eliminato dai reni. È utile solo se il rapporto risulta basso, poiché in tal caso la malattia di Cushing è molto improbabile. Se invece il valore è alto, servono ulteriori esami del sangue.
Test di soppressione con desametasone a basso dosaggio: è il test di riferimento per diagnosticare l’iperadrenocorticismo nei gatti. Consiste nella somministrazione di un’iniezione a basso dosaggio di desametasone, seguita dal controllo dei livelli di cortisolo dopo quattro e otto ore. Valori di cortisolo sopra la norma in entrambi i momenti, o normali a quattro ore ma elevati a otto ore, supportano la diagnosi.
Ecografia: l’ecografia addominale è un metodo minimamente invasivo per esaminare direttamente le ghiandole surrenali. Di solito viene usata dopo la conferma ematica della malattia, per distinguere se il Cushing è dovuto a un problema ipofisario o surrenalico.
Se la malattia di Cushing è già stata confermata, l’ecografia viene utilizzata per valutare la simmetria delle ghiandole surrenali. Quando entrambe hanno dimensioni simili, la causa è generalmente un problema ipofisario. Se invece una ghiandola risulta più grande dell’altra, si tratta di una forma dipendente dal surrene. Questo approccio si è dimostrato accurato in oltre il 90% dei gatti.
L’ecografia può anche aiutare nella diagnosi quando viene individuato un singolo tumore surrenale di grandi dimensioni. Tuttavia, se entrambe le ghiandole sono interessate, l’esame non è affidabile come unico criterio diagnostico, poiché non esiste una misura specifica della ghiandola surrenale che confermi la malattia di Cushing. Inoltre, nei gatti affetti in cui entrambe le surrenali sono coinvolte, le dimensioni delle ghiandole possono risultare addirittura nella norma.
Il test di stimolazione con ACTH (ACTH stim) è comunemente usato nei cani, ma non è affidabile nei gatti: circa il 60% dei gatti con malattia di Cushing può comunque risultare negativo, rendendolo poco accurato come strumento diagnostico.
La risonanza magnetica (RMI) e la tomografia computerizzata (TC o scansione “CAT”) sono tecniche avanzate impiegate per visualizzare strutture intracraniche, come la ghiandola pituitaria. Questi esami diventano particolarmente utili nei casi in cui si stia valutando un intervento chirurgico o un trattamento radioterapico per un tumore ipofisario responsabile della malattia di Cushing.
Trattamenti per l’iperadrenocorticismo nei gatti

Esistono alcuni approcci terapeutici per l’iperadrenocorticismo. Il veterinario può aiutarti a decidere il punto migliore da cui iniziare. megaflopp / Shutterstock.com
Ci sono diversi approcci terapeutici per la malattia di Cushing nei gatti, che comprendono la terapia medica, l’intervento chirurgico e la radioterapia.
1. Medico
Il trattamento medico più efficace per la malattia di Cushing nei gatti è il trilostano (Vetoryl), lo stesso farmaco utilizzato anche nei cani.
Il trilostano viene somministrato due o tre volte al giorno. Dopo l’inizio della terapia, i livelli di cortisolo possono essere monitorati con il test di stimolazione con ACTH. Gli obiettivi principali del trattamento sono migliorare la qualità di vita del gatto e assicurarsi che i livelli di cortisolo non si riducano eccessivamente.
Altri farmaci usati nei cani, come mitotano, selegilina, metirapone e persino l’antimicotico ketoconazolo (che negli esseri umani e nei cani può ridurre il cortisolo), non si sono dimostrati efficaci nei gatti o presentano rischi significativi di tossicità.
2. Chirurgico
L’intervento chirurgico è più efficace quando si tratta di un singolo tumore surrenale benigno. In questi casi, la ghiandola anomala può essere rimossa tramite surrenectomia, considerata una cura definitiva.
La rimozione della ghiandola pituitaria (ipofisectomia) rappresenta invece una possibile opzione chirurgica nei casi di Cushing dipendente dall’ipofisi. Si tratta però di una procedura complessa e altamente specializzata, eseguita solo in pochi centri al mondo da veterinari appositamente formati.
Se eseguita da un team di specialisti esperti, la rimozione chirurgica della ghiandola pituitaria può avere successo e portare a una potenziale guarigione.
Quando si opta per un approccio chirurgico, sia nei casi di malattia di Cushing dipendente dal surrene che da ipofisi, può essere necessario iniziare con una terapia medica per stabilizzare le condizioni del gatto prima dell’intervento.
3. Radioterapia
La radioterapia può essere utilizzata come trattamento per un tumore pituitario. Anche se difficilmente rappresenta una cura definitiva, può ridurne le dimensioni fino al 50%. Nei gatti con diabete concomitante, la radioterapia è stata associata a una minore necessità di insulina e, in molti casi, ha permesso di raggiungere una remissione diabetica permanente.
4. Risultati del trattamento
I risultati del trattamento dell’iperadrenocorticismo nei gatti possono variare notevolmente. Anche quando la malattia di Cushing viene trattata con successo, il diabete presente nella maggior parte dei gatti può non risolversi del tutto, rendendo comunque necessaria la terapia insulinica.
Nei gatti con un tumore surrenalico benigno rimosso chirurgicamente, è possibile ottenere una guarigione sostanziale. Nei casi di tumore pituitario, invece, le complicazioni sono più frequenti e la gestione può risultare complessa, soprattutto perché la maggior parte dei gatti presenta anche un diabete difficile da controllare che richiede cure continue.
In uno studio, cinque gatti su nove hanno mostrato una risposta positiva al trattamento con trilostano, con benefici che sono durati oltre un mese. Alcuni gatti trattati con farmaci hanno ridotto il fabbisogno di insulina, mentre altri non hanno avuto miglioramenti in questo senso.
Purtroppo, la sopravvivenza mediana attesa è di soli 1-2 mesi. Questo significa che alcuni gatti possono stare meglio per un periodo più lungo, mentre altri non riescono a superare nemmeno il primo mese di terapia. I risultati poco incoraggianti sembrano essere legati soprattutto alle complicazioni di un diabete difficile da controllare e a gravi problemi cutanei che possono richiedere mesi per migliorare.
Nello studio citato, gli unici gatti che hanno visto una completa remissione del diabete erano stati sottoposti a radioterapia, il che suggerisce che questo trattamento possa offrire risultati migliori a lungo termine. Tuttavia, la radioterapia è molto costosa e difficilmente accessibile in molte zone.
La rimozione chirurgica della ghiandola pituitaria è un’opzione ancora meno disponibile e più costosa, poiché richiede una formazione altamente specialistica e solo pochi chirurghi veterinari sono qualificati per eseguirla. Nonostante ciò, in futuro questo approccio potrebbe diventare più diffuso e rappresenta l’unica potenziale cura definitiva per un tumore pituitario.
La principale complicazione della chirurgia ipofisaria è che i gatti sottoposti a rimozione dell’ipofisi devono assumere per tutta la vita steroidi orali e terapia sostitutiva con ormone tiroideo.
Consigli per la cura del gatto
- La maggior parte delle complicazioni dell’iperadrenocorticismo nei gatti è legata a un diabete mal controllato.
- Segui con attenzione le indicazioni del veterinario per ripetere gli esami (sia per la sindrome di Cushing sia per il diabete concomitante).
Prevenire l’iperadrenocorticismo nei gatti
Non esiste un metodo specifico per prevenire la malattia di Cushing nei gatti. Data la sua estrema rarità, non è stato possibile individuare fattori di rischio chiari. È comunque possibile che una predisposizione genetica abbia un ruolo nei gatti che sviluppano tumori surrenali o pituitari.
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